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Misurare i contenuti

misurare contenuti

Una delle cose che faccio più fatica a fare da quando lavoro online è fermarmi e analizzare se quello che ho scritto negli ultimi mesi ha funzionato oppure no.
Non sono brava con i dati e non capisco proprio come alcune persone riescano a fare gli occhi a cuore davanti a grafici pieni di linee, numeri e percentuali. Ma so anche che misurare l’efficacia di un contenuto è importante. Eccome se è importante.
Misurare ci aiuta a capire se abbiamo imboccato un’autostrada deserta a quattro corsie o se abbiamo preso la strada di montagna, in salita, e con un camper davanti a noi
.
Così ho pensato di riassumere in questo post i dati che bisogna tenere sott’occhio per analizzare l’efficacia di un contenuto. È un elenco pensato per chi, come me, non ama i numeri. Non è né completo né esaustivo, ma è un buon punto di partenza per capire se quello che scrivi funziona, anche senza il metro di Mary Poppins.

Sul sito/blog

Questi dati li trovi in modo semplice se hai inserito il codice di monitoraggio Google Analytics sul tuo sito (ti prego, dimmi che l’hai impostato):

  • Numero di visite uniche mensili > ti serve per capire da quante persone è composto il tuo numero e se questo numero è in crescita, è costante o in calo.
  • Durata media di una sessione > quanto tempo in media trascorrono le persone sul tuo sito, se gironzolano tra le pagine e le leggono o se abbandonano dopo poco. Attenzione: non è detto a priori che chi trascorre poco tempo sul sito non sia interessato a quello che scrivi; magari ha trovato subito quello che cercava e, contento, se ne è andato. In questo caso, cerca di capirne di più.
  • New visitor/returning visitor > le analitiche di Google riescono a suddividere i visitatori del tuo sito tra vecchi e nuovi. Se hai una buona percentuale di persone che ritorna, vuol dire che quello che scrivi coinvolge e fa venir voglia di tornare da te. Se invece hai un alto numero di nuovi visitatori, fai un piano di battaglia per trasformarli in lettori abituali.

Oltre ai dati di Analytics, monitora anche quanti contatti ricevi al mese, quante persone comprano i tuoi prodotti, si iscrivono alla newsletter, scaricano i tuoi pdf. Se il numero è buono (e questo è un valore che devi decidere tu all’inizio), vuol dire che i testi delle pagine istituzionali sono interessanti e di qualità.

Su Facebook

Qui non c’è niente da fare: anche se ti sembra un labirinto d’informazioni (almeno per me all’inizio era così), devi fare amicizia con gli Insight di Facebook. Per quanto riguarda i contenuti, i dati da tenere presente:

  • Azioni sul post > e cioè: numero di mi piace, commenti, condivisioni. Un suggerimento: lavora per aumentare i commenti e le condivisioni, se le persone perdono un po’ del loro tempo a scrivere qualcosa sui tuoi post o a condividerli sulle loro pagine è perché quello che hai pubblicato ha fatto breccia e colpito nel segno.
  • Copertura > equivale al numero di persone che hanno visualizzato un post della Pagina. Non è detto che un post con una copertura più bassa abbia in automatico poche interazioni: tutto dipende da cosa pubblichi e come.

Come potrai notare, ho escluso dai dati il numero di fan. In passato questo dato era IL parametro che le aziende consideravano per capire se la loro attività social era efficace, paragonandolo alla concorrenza (gné gné io ho 56.000.345 fan e tu solo 783). Oggi per fortuna la percezione è cambiata e si fa più attenzione alle informazioni che ti ho indicato sopra. Per farti un esempio: ci sono marchi che lavorano alla grande anche solo con un seguito di 300 fan, al contrario di aziendone con migliaia di fan con Pagine deserte in cui nessuno commenta.

Sulla newsletter

Qualsiasi sia lo strumento che usi per le tue newsletter (io mi appoggio a MailChimp, ma anche MailUp è altrettanto valido), dopo ogni invio ti consiglio di dare uno sguardo al:

  • tasso di apertura (open rate) > è la percentuale che indica il rapporto tra le persone che hanno ricevuto l’email nella loro casella di posta e quelli che l’hanno aperta (occhio: aperta non significa letta). Se sei alle prime newsletter e ti aspetti risultati stratosferici, torna subito con i piedi per terra: un tasso di apertura medio corrisponde ad un range che va dal 10% al 30% (qui i dati di Mailchimp), il che significa che su 100 persone che hanno ricevuto la newsletter, la leggeranno in 10-30.
  • tasso di click (click-through rate) > è la percentuale di persone che ha cliccato su un collegamento incorporato alla tua newsletter. Anche qui non aspettarti grandi numeri, i dati ci dicono che la media si aggira intorno al 2-5%. Una considerazione da fare: non è detto che un tasso di click basso corrisponda al disinteresse degli iscritti. Molto dipende dal contenuto dell’email: se è di valore, può capitare che quello che hai scritto soddisfi già a pieno il lettore, che non sentirà il bisogno di cliccare oltre per saperne di più.
  • numero di cancellazioni > anche se hai una buona base di lettori, è fisiologico il fatto che qualcuno ad un certo punto dica: “ciao ciao, non voglio più ricevere notizie da te” e abbandoni la tua newsletter. Se ti rendi conto che c’è un aumento di disiscrizioni, attivati per capire cosa c’è che non va: magari c’è bisogno di creare contenuti più coinvolgenti, magari stai bombardando la casella email dei tuoi iscritti che, poveretti, non ce la fanno a starti dietro.

Pronto a misurarti e ad analizzare? Io faccio fatica, lo ammetto, ma da quando so che ci sei tu che mi capisci, mi sento un po’ meno sola 🙂

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Uso la scrittura per far incontrare brand e persone. Sorrido, cammino spesso scalza, non vivo senza scorte di zucca nel freezer. Sono come mi leggi.